C’è un proliferare di
discorsi sull’ambiente, di là della prossima scadenza elettorale. Esso è dovuto
a una serie di soggetti (partiti, sindacati, associazioni di vario tipo) che
hanno poco o nulla a che fare con l’ambientalismo regionale o italiano. Il meccanismo
è abbastanza semplice: si prende una questione, si smembra e si può iniziare a improvvisare
con la parte che più ci aggrada. La storia degli ultimi mesi ha visto gente
alle prese con problemi seri (rifiuti, acqua) e trattare questi con leggerezza,
con spensieratezza. È deprimente, almeno per me.
Scrivo questo dopo aver
visto Augusto De Sanctis passeggiare dalle parti di Bussi. (Confesso: ho
guardato la tv).
Trattare d’acqua è proprio
questo:
perlustrare gli argini e la
loro vegetazione,
fare caso a eventuali
escavazioni o manomissioni dell’alveo,
annotare la presenza di
attività (nuclei abitati, artigianali, industriali; discariche),
osservare la fauna ittica e
gli insetti per vedere se manca qualcosa, calcolare le portate – per quel che
si riesce a fare,
registrare eventuali inquinamenti
e provare a capire la loro provenienza,
interpretare la mole di
dati disponibili su un corso d’acqua (breve, medio, lungo) e incrociarli con
l’osservazione personale. Si può anche appassionarci alla storia di quel corso
d’acqua, del suo bacino.
Sono cose queste che richiedono
competenza, passione, lavoro sistematico e molto tempo, non come chi ha il bisogno di
star a concionare davanti a una telecamera.
È venuto da queste parti il
primo del mese:
È stata una boccata d’aria fresca tra queste
montagne infestate da demagoghi, cialtroni e personaggi pittoreschi. Grazie
davvero.
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