(Ho avuto l’Adsl fuori uso
per un paio di giorni). È una vecchia storia ripetuta, ciò che è successo nel
Palazzo in occasione dell’«improvvisata» di Matteo Renzi – nessun lapsus freudiano; non stupisce – non
solo me –, il ricorso alla categoria degli «intrusi» fatta dal quel mondo
politico aquilano per spiegare – solo ai concittadini, immagino – l’esito
dell’incontro. (È partito dal Pd per la cronaca. «Chi come la senatrice
Pezzopane, si lamenta per il fatto che la protesta degli ambientalisti avrebbe
oscurato il tema della ricostruzione dell’Aquila, evidentemente non riesce a
comprendere che l’Abruzzo non è solo [L]’Aquila»,
Comitati cittadini per l’ambiente – Sulmona. È mio il grassetto. D’altra parte:
Luciano D’Alfonso ci stava facendo che cosa, chi rappresentava in quel posto?
Soprattutto: il presidente del Consiglio è andato a L’Aquila perché invitato da
D’Alfonso o da una segretaria, da usciere di quel comune?).
C’era stato nei giorni
precedenti un momento di crisi nella maggioranza alla Regione legato al salvataggio
della Isa – che ha provocato un «rimpasto». Non salvare cotanta istituzione è
una follia, ma è altrettanto comprensibile come tanti corregionali – compreso
qualche consigliere regionale – considerino la Sinfonica poco abruzzese. Vale
lo stesso discorso per altre simili situazioni: sono abruzzesi per denominazione
ma aquilane di fatto. (Possiede un retroterra, una lunga storia alle
spalle, l’equazione tutta aquilana: Abruzzo
= L’Aquila).
Consiglio di leggere alcuni
pezzi di Maria Cattini – pure una lunga lettera di Federico Fiorenza – sulla
storia del Tsa in LAquilaBlog anche per
avere un’idea di quello che succedeva in periferia, ai tempi della Guerra
fredda. Il link:
Ritrovare il bandolo della
matassa nella visita in Abruzzo di Matteo Renzi e anche il suo ruolo nella
Regione, riguarda il personale politico aquilano. Non dovrebbe essere
difficile, ad avere un briciolo di umiltà. A proposito di esso: «non sa proprio
di che parliamo, non riesce ad inserirsi, si sente come un pesce fuor d’acqua,
se non si parla di frazionisti e fontanelle, di case private da ricostruire e
pratiche da considerare, contributi a pioggia da dare a giro o peggio,
sollecitare il rimborso di traslochi e danni ai beni mobili a turno all’ufficio
preposto per foraggiare le clientele», A. Cococcetta, Solo intra moenia, in «LEditoriale» 27 agosto 2016.
Non si parla nemmeno come passatempo
di attività produttive nel
poltronificio a cielo aperto a quaranta chilometri da noi, nella città degli
affittacamere. (Avercene un paio di giornaliste del genere, da queste parti…).
Bravo Beppe!
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